Sullo PsyClub, Parte 3: Iniziazione

Sullo PsyClub, Parte 3: Iniziazione

Il percorso che ho fatto, e che mi ha portato prima a unire scienza e spiritualità e poi a fondare lo PsyClub, è stato lungo e complesso. Nei precedenti due articoli ho fatto un'introduzione alle idee che mi hanno spinto su questa strada. In questo articolo invece proverò a riassumerne i passaggi principali di questo mio percorso, con un duplice scopo: da un lato quello di raccontare a chi mi legge come sono arrivato alla decisione di avviare lo PsyClub, dall'altro dare un'idea di ciò in cui consiste il percorso iniziatico qui proposto, dato che il percorso iniziatico qui proposto, almeno per il momento, è per così dire la "bella copia" del percorso che fatto io. Con ciò intendo dire semplicemente che nel mio percorso ho dovuto fare molti tentativi per arrivare a capire certe cose, "scrivendo e riscrivendo" i concetti nella mia testa e nei miei appunti.

Il percorso che ho realizzato per lo PsyClub (e al quale tutti i membri potranno contribuire per migliorarlo) invece è la risultato "finale" (o meglio attuale), ossia una riorganizzazione chiara e razionale della mia comprensione della scienza sacra (che è suo modo legata anche alla scienza "profana", ossia le scienze naturali). E proprio per il fatto che in questo percorso si fondono non tanto la scienza sacra e le scienze naturali, come è già avvenuto in diversi ordini iniziatici, ma in particolare la scienza sacra e la scienza moderna, penso di poter dire che quello qui proposto è percorso iniziatico "nuovo", con il quale la Tradizione continua la sua evoluzione (per approfondire, vedi: Iniziazione e Tradizione). Chiariamo subito però che con nuovo non intendo differente nella sostanza, ma con "nuovo" mi riferisco solo alla forma, più adatta alla mentalità moderna e quindi più efficace nella trasmissione delle idee.

Il mio interesse verso una conoscenza più ampia di quella "ordinaria" (nella quale appunto si potessero fondere scienza e spiritualità) è sempre stato in qualche modo insito dentro di me: ricordo che già all'asilo mi capitava di farmi qualche vaga domanda sull'esistenza. Quando sono arrivato in prima media mi era già piuttosto chiaro che se volevo capire cos'è "dio" avrei dovuto guardare dentro di me e non alle apparenze della religione. Più o meno in seconda o in terza media ho cominciato a leggere qualche libro di spiritualità "alternativa", ma ho lasciato perdere abbastanza presto in quanto mi sembrava (col senno di poi, non a caso) che quei libri alla fine riproponessero più o meno sempre la stessa fuffa, senza offrire alcuna conoscenza concreta della realtà spirituale. Avevo anche provato a dare un occhio ad alcuni testi sacri e a quelli alchemici ed ermetici, ma, in questo caso, senza capirci nulla. Sono quindi rimasto per qualche anno in una sorta di limbo, sia un po' perché, da una parte, non sapevo bene come andare avanti, sia perché, dall'altra, non avevo una chiara idea su cosa praticare o perché praticare. D'altronde ero giovane e abbastanza confuso, e penso sia già quasi un miracolo se, nonostante tutto, avevo almeno una vaga idea della direzione da prendere.

In questa fase, per entrare un po' più nel dettaglio, pur non avendo dei veri e propri punti di riferimento, mi avevano comunque colpito sia la storia di Gustavo Rol, sia un paio di libri di Ramtha che mi aveva consigliato un amico, il quale aveva anche fatto un ritiro nella sua scuola. Seppur per qualche motivo che ancora non capivo entrambe queste "fonti di ispirazione" mi facevano un po' storcere il naso, ci avevo trovato comunque degli spunti interessanti. E pur non avendo una pratica regolare, ogni tanto provavo a fare qualche meditazione, ispirato un po' dal percorso di Rol e un po' dagli esercizi della scuola di Ramtha. Tra questi e altri spunti, tra letture varie e intuizioni personali, mi stavo già in qualche modo avvicinando al pensiero ermetico, che avrei riscoperto più avanti, nonostante ci capissi ancora poco.

La svolta, l'uscita dal limbo è arrivata quando avevo 20 anni. Ad un compleanno di un mio amico, un suo amico si è avvicinato a me e mi ha proposto di trovarci nei giorni successivi per fare due chiacchiere sulla "spiritualità", e io gli ho detto di si. Costui successivamente è diventato la mia prima guida sulla via verso il Sé, oltre che un amico. Con lui ho iniziato a praticare la Meditazione della Centratura e la Disciplina Mentale, quest'ultima in particolare sulle linee indicate da Franz Bardon nel suo libro "Introduzione alle Dottrine Ermetiche", un libro è tra i migliori che ho letto sull'argomento, seppur non certo perfetto (e in realtà, nonostante il titolo, anche non troppo in linea con l'ermetica antica, ma piuttosto contaminato dall'esoterismo moderno). Nonostante ciò, la pratica indicata dal Bardon è sicuramente molto valida, e infatti tutt'ora ne consiglio la lettura a chi vuole approfondire l'argomento della Disciplina Mentale. La Centratura e la Disciplina Mentale sono tutt'oggi la mia pratica di base quotidiana (seppur in modo diverso da come le facevo all'inizio), e sono anche gli esercizi necessari per poter praticare adeguatamente ciò che viene dopo.

Una volta che abbiamo domato la mente e la nostra attenzione è stabile possiamo infatti passare alla fase successiva, ossia "l'entrata nel sottile". Che è proprio ciò che si dovrebbe intendere per "iniziazione": lo sviluppo dei sensi sottili, il quale ci permette di aprirci alla percezione del sacro. Il primo senso sottile che ho imparato ad utilizzare nel mio percorso è stato il tatto (sottile) attraverso l'uso del "palming". Il palming è una tecnica di percezione "mirata" delle energie sottili, nella quale si utilizzano le mani per percepire i campi di energia sottile (come i chakra) e valutarne lo stato. Ho già parlato del palming e di perché la Centratura e la Disciplina Mentale sono "propedeutiche" a questa tecnica in Sulla Percezione dell'Energia Sottile, quindi non tornerò di nuovo sul discorso.

Il palming è stato la porta di entrata per un nuovo mondo: grazie a questa tecnica ho compreso - non a parole, ma per esperienza diretta - che la realtà che conoscevo è solo il guscio dell'uovo, e che dentro il guscio c'è un mondo che prima non potevo capire. Il palming è stato appunto solo la porta d'entrata, perché poi l'esplorazione e la comprensione di questo nuovo mondo ha richiesto anni di pratica e continua tutt'ora, più di tredici anni dopo. Il palming è una tecnica che si può apprendere frequentando vari corsi presenti sul mercato (tra i più conosciuti, il Pranic Healing), ma spesso viene compreso abbastanza poco, in quanto l'attenzione viene posta più che altro su cosa si percepisce e meno sul come o sul perché si percepisce l'energia sottile. L'unica eccezione che trovo degna di nota è la TEV, la Tecnica Energo-Vibrazionale di Roberto Zamperini, nella quale questi temi vengono affrontati in modo decisamente più completo rispetto ad altre tecniche.

Per mia fortuna il mio approccio iniziale al palming e alle energie sottili è passato proprio per la TEV, che mi è stata trasmessa sempre dall'amico che mi ha introdotto alla meditazione e alla disciplina mentale, il quale negli anni precedenti al nostro incontro aveva frequentato proprio i corsi di TEV tenuti dallo stesso Zamperini. Per come la vedo, se fossimo cattolici, dovremmo fare di Zamperini un santo, in quanto con il suo lavoro e le sue ricerche ci ha aperto porte che erano chiuse da secoli (chissà a causa di chi...). Zamperini, a mio avviso, con il suo approccio teso a creare una "tecnica per tutti" è stato il primo vero punto d'incontro tra esoterismo e scienza moderna. Grazie al Palming e alle ricerche di Zamperini ho cominciato quindi a "mettere le mani" su chakra e corpi sottili, e più in generale sulle forme pensiero e sulle forze sottili che governano la realtà (sia materiale che spirituale).

Dopo almeno tre o quattro anni di pratica e ricerca passati principalmente sulle orme di Bardon e di Zamperini la mia comprensione della "spiritualità" cominciava già ad essere molto meno confusa. Intorno a quel periodo ero andato anche per qualche giorno a delle conferenze di Santos Bonacci vicino a Firenze, il quale, nonostante la sua piuttosto limitata comprensione della scienza sacra, mi aveva fornito a suo modo degli interessanti spunti di comprensione della simbologia tradizionale e dei suoi legami con gli astri. Grazie all'unione di queste nuove conoscenze con la ricerca sulle energie sottili e le ispirazioni provenienti dallo stesso Zamperini sulla tradizione alchemico-ermetica, mi sono ricordato di quei testi che una volta non capivo e ho iniziato a riprenderli in mano, trovandoli sorprendentemente molto più chiari. In quel momento quindi ho cominciato ad avvicinarmi più consapevolmente alla Tradizione, in particolare all'ermetica e all'alchimia, e a ritrovarmi nel suo linguaggio e nei suoi simboli.

Nel frattempo avveniva in me una profonda trasmutazione interiore, un processo che continua tutt'oggi e che mi ha dato grandi soddisfazioni, ma che mi ha fatto passare anche per momenti difficili, per stati di sofferenza e agonia funzionali alla morte iniziatica, i quali però una volta finiti hanno anche liberato la forza interiore che poi mi è servita a continuare sulla Via. Alla pratica sono conseguiti molti benefici: chiarezza mentale, felicità, pace interiore, equilibrio emozionale, consapevolezza sono solo alcune delle parole che potrei usare per descriverli, ma sui benefici che porta la pratica penso sia inutile parlare più di tanto, per il semplice motivo che qualunque descrizione finirebbe solo per minimizzare i reali benefici che conseguono alla pratica iniziatica. Per come la vedo, se vuoi capire veramente quali benefici porta la pratica, inizia a praticare (la La Meditazione della Centratura è un ottimo punto di partenza).

Comunque, giusto per fare un tentativo, proverò a fare ora un breve esempio, che non descriverà certo tutti i benefici che mi ha portato questo percorso, ma almeno dirò qualcosa in più di "se vuoi capirlo, allora pratica". Quando ero più giovane giocavo spesso ai videogiochi, mi sono sempre piaciuti. Sia perché ho imparato a scrivere programmi per computer a 13 anni, e dunque mi attraevano in particolare per la loro complessità di realizzazione, sia perché mi aiutavano a distrarmi da una realtà-società che percepivo come "noiosa e psicopatica". Da quando ho iniziato a comprendere la Tradizione invece la realtà è diventata il più bel videogioco alla quale potessi giocare, un "videogioco" per il quale oggi sono grato di essere qui, di essere vivo, di aver fatto il percorso che ho fatto, di poter giocare al gioco meraviglioso che è la vita.

Da quando ho cominciato ad approfondire la Tradizione il mondo che mi si era aperto davanti agli occhi infatti è diventato ancora più meraviglioso e affascinante. Proviamo però a chiarire meglio a cosa mi riferisco quando dico "comprendere la Tradizione", perché detto così portebbe essere ambiguo. Il mio percorso di percezione, esplorazione e comprensione del sottile è iniziato con il palming, ossia con il "tatto sottile" e si è poi esteso agli altri sensi. Ciò mi ha dato accesso a dimensioni della realtà parallele a quella materiale, dimensioni che si compenetrano e si influenzano l'un l'altra. Dimensioni governate da forze e leggi ben precise, la cui comprensione mi ha portato a capire il senso più intimo del linguaggio e dei simboli della Tradizione. La Tradizione sacra-iniziatica, specifico, è una sola, ed è quel fiume sotterraneo che scorre sotto tutto l'arco della storia umana, collegando tra loro le molteplici forme particolari sotto la quale si è manifestata, ossia le varie tradizioni misteriche-iniziatiche, le religioni, le dottrine o le filosofie che a loro modo la hanno tramandata.

Infatti, quando dico comprendere il linguaggio e i simboli della Tradizione intendo proprio che quando leggo i vangeli, la baghavad gita, il corano, eccetera, ciò che leggo (di solito) è chiaro, cristallino, privo di ambiguità, perfettamente sensato, anche razionalmente, e mai (o solo apparentemente) contraddittorio. Tutti condividono di base lo stesso messaggio, la stessa scienza sacra. Una scienza che non si può spiegare a parole, ma va compresa attraverso la pratica, in quanto essa riguarda "l'espansione della coscienza" (intesa come lo sviluppo dei sensi e dei corpi sottili), e pertanto senza questa "espansione di coscienza" non può esserci nemmeno alcuna comprensione di questa scienza. Come in ogni scienza gli argomenti da affrontare sono tutti logicamente collegati da rapporti di causa ed effetto. Pertanto, come ogni scienza, anche il percorso iniziatico va affrontato un passo alla volta, esercitandosi sui singoli argomenti fino a quando non vengono interiorizzati, e solo dopo averli interiorizzati passare agli argomenti successivi. Comprendere la Tradizione quindi significa molto di più che capire un linguaggio e dei simboli: comprendere la Tradizione significa aver versato sangue e sudore nella pratica, aver fatto esperienza diretta del sacro, e proprio grazie a questa esperienza diretta poter ritrovarsi nel linguaggio e nei simboli della Tradizione. "Post laborem scientia": la Sapienza segue la pratica.

Continuerò a parlare del percorso e della Tradizione nel prossimo articolo.