Terzo articolo di introduzione al Percorso Iniziatico dello PsyClub.
Parlare di "spiritualità" oggi, in una società in preda alla decadenza, equivale - sostanzialmente - a parlare di film e cartoni animati. Certezze fondate sul nulla dirigono le menti delle persone verso un futuro sempre più incerto e spaventoso. Come ben disse Nietzsche, "Dio è Morto!", ucciso dalle falsità della religione e del potere imposto. La Luce della Sapienza è ormai scomparsa: ben pochi sono coloro che mirano ancora alla Verità. Il Sacro è ormai solo una parola senza più alcun significato. La "normalità" del ripetersi amorfo delle giornate è pregna di autoillusioni finalizzate all'accettazione di condizioni e teatrini sociali che uccidono l'Essere rendendo sterile la vita. La felicità è uno spazio abbandonato. Eternamente intrappolati nella ruota del mangia-lavora-consuma, automi senza passioni scambiano il loro tempo e la loro vita con prodotti da loro stessi realizzati utili soltanto a fargli dimenticare il loro ruolo di criceti. Si lamentano perché non arriva mai un salvatore a liberarli dalla ruota-prigione nella quale si sono autoimprigionati. Continuano a guardare il mondo attraverso la distorsione prodotta dal loro televisore mentale, senza rendersi conto dell'immensità e della bellezza che hanno davanti.
Si fa di tutto per riempire ogni vuoto: quante giustificazioni pur di non sedersi a contemplare la bellezza di un fiore di loto. E non mi riferisco solo a chi di "spiritualità" non ne vuol neanche sentir parlare, ma parlo anche di molte persone che si definiscono in qualche modo "spirituali", ma che di fatto scambiano per "spiritualità" le proprie egoiche fantasie, e di scienza e di disciplina manco vogliono sentir parlare. Possono definirsi come credono, ma fintanto che le parole sono prive definizioni e quindi di senso, che si definiscano "spirituali" o "cicisbei", nulla cambia. E, finché non cambiano mentalità, non cambieranno mai nemmeno loro, ma rimarranno sempre fermi nelle loro illusioni. La spiritualità, invece, è un percorso di trasmutazione interiore, una trasformazione della quale i più hanno soltanto paura.
La spiritualità non è un percorso di puramente soggettivo, non dipende da ciò in cui crediamo, e non ha nulla a che fare con il realizzare i nostri desideri (cosa di cui invece si occupa il marketing). La spiritualità è Scienza, è una Via che unisce oggettivo e soggettivo, fondendo il tutto con l'Uno, l'individuo con l'Assoluto. Se, quindi, ciò che chiami "spiritulità" è solo una tua bella costruzione mentale che non ha nulla di concreto, di oggettivo, molto probabilmente stai confondendo la Sapienza con la pappa per l'ego. Un errore, d'altronde, piuttosto comune.
In quanti oggi, non a caso, parlano di "spiritualità", "esoterismo", od anche di "chakra", di "eggregore" o quant'altro, senza però averci capito un'emerita mazza! E no, il fatto che abbiano letto qualche libro non cambia le cose. Corsi, scuole, ordini, guru e maestri di ogni tipo riempiono di parole su parole la testa delle persone, senza offrire nulla di realmente concreto, ma finendo solo per confondere le persone, che continuano a seguire corsi su corsi e a leggere libri su libri nella speranza, un giorno, di capire qualcosa.
Sempre che si voglia capirci qualcosa, perché molti, in genere mentendendo spudoratamente a sé stessi, cercano solo qualcuno che li faccia sentire più sicuri e più accettati, che sostenga le loro credenze, il loro modello mentale, che dia ragione al loro ego. Ciò ovviamente può servire utile per rafforzare la loro fede in qualche ideologia o religione, ma questo è esattamente il contrario della Conoscenza di Sé, la quale invece è una percorso di liberazione da qualunque limite, dogma e castello mentale, una Via che insegna ad essere Re e Sacerdoti di sé stessi. Anche per questo Conoscere Sé Stessi fa paura. I più preferiscono tenere a bada la coscienza, con i metodi più svariati, per evitare di guardarsi dentro e scoprire cose che inconsciamente sanno di non essere disposti ad accettare. Come il semplice fatto che tu, piccolo uomo, "tu stesso sei il tuo aguzzzio" (giusto per citare Wilhelm Reich).
Fino a quando il sole stava ancora sopra la terra, gli uomini spinti dalla volontà di Conoscere Sé Stessi si riunivano in gruppi - ordini - nei quali la Ricerca era Viva: la pratica, trasformazione quotidiana; la Sapienza, Luce; il presente, Sacro. La Sapienza non la puoi ottenere con un corso di un weekend. La Sapienza puoi ottenerla soltanto attraverso un'azione eroica, interiore, volta a svelare ogni aspetto di te, del Sé. Perché la Conoscenza di Sé è un percorso che si affronta con impegno e disciplina, giorno per giorno, confrontandosi con un gruppo con il quale si condivide la pratica, guidati da un maestro che ha già percorso quel tratto di sentiero, e accompagnati dagli insegnamenti della Tradizione. Un percorso che, comunque, essendo guidato dalla Scienza, deve fondarsi sulla sperimentazione, sulla logica e l'analogia, sul buon senso, sull'equilibrio ("in medio stat virtus"). Un percorso che, quindi, ti porta a vivere (e non a subire) la Tradizione (sul significato della parola Tradizione, leggi l'articolo "Iniziazione e Tradizione").
Tutto ciò che puoi ascoltare su youtube o leggere sui libri, come anche tutto ciò che ti può dire il tuo maestro, come anche ciò che puoi leggere in questi miei articoli, andrebbe sempre preso al massimo come un'introduzione piuttosto vaga dell'argomento trattato, o meglio, come un'ipotesi da dimostrare con la pratica. Di fatto, chi sa di cosa parla, potrebbe dire di tutto sulla spiritualità e i mondi sottili, e poi sostenere, apparentemente, il suo esatto contrario, senza comunque contraddirsi. E ciò a causa del fatto che il linguaggio comune è troppo limitato per descrivere i mondi invisibili ai più. Invece, troppo spesso si finisce per prendere per verità le parole dette da qualcuno, perché fanno felice l'ego, ma senza comprenderne però realmente il significato, e, di conseguenza, di queste "verità" non si riesce poi a vederne i limiti, e spesso e volentieri finiscono così per trasformarsi in gabbie che ci impediscono di proseguire oltre.
Un buon esercizio, ogni volta che ci troviamo ad affermare un po' qualunque cosa, per esempio che "la spiritualità è così e colà", potrebbe essere quello di provare ad affermare esattamente l'opposto, e poi, per entrambe le affermazioni, chiedersi "quando, come e perché" l'affermazione è vera. Per esempio, una affermazione che molti fanno è "la spiritualità è un percorso soggettivo". Ora, proviamo ad affermare il contrario: "la spiritualità è un percorso oggettivo". Si potrebbe dire (erroneamente) che, per logica, o è l'una o è l'altra. La realtà però, come anche la nostra capacità di comprenderla, va ben oltre la "logica": come abbiamo detto, per arrivare alla Sapienza serve unire gli opposti. Per farlo, possiamo cominciare intanto come detto, quindi possiamo chiederci: "quando, come e perché la spiritualità è un percorso soggettivo?", e poi "quando, come e perché la spiritualità è un percorso oggettivo?", e quindi dare ad entrambe le domande più risposte (e se proprio non trovi risposte, scrivi la frase su un diario e tornaci in futuro, quando avrai conoscenze sufficienti per farlo).
Prendere in considerazione entrambe le facce della medaglia è necessario per aprire la mente a nuove possibilità, possibilità che i dogmi, l'ignoranza e la paura invece ci nascondono. Finché guardiamo solo ciò che ci fa comodo, finché ci limitiamo a ciò che già sappiamo, finché non troviamo il coraggio di affrontare i dogmi e distruggere i nostri castelli mentali, che ci fanno sentire tanto sicuri quanto infelici, ciò che chiamiamo "percorso spirituale" rimarrà solo l'ennesimo film proiettato in esclusiva solo nella nostra fantasia. In tanti, a parole, ripetono quasi ogni giorno che "bisogna uscire dalla comfort zone", ma poi la disciplina non c'è, l'oggettività nella pratica non si sa cosa sia e del sacro non si conosce nemmeno il significato. Cominciare a considerare anche l'altro lato della medaglia potrebbe essere già un buon inizio.
Riprenderemo il discorso nel prossimo articolo.
A presto.
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