Gli studi, tutti molto recenti in quanto è una condizione indagata solo da pochi anni, suggeriscono che questa “parolona” colpisca circa l'1-3% della popolazione, ma effettivamente cosa significa? Il termine "aphantasia", coniato nel 2015 dal professor Adam Zeman dell'Università di Exete che ha studiato e approfondito questa tematica, deriva dalla combinazione del prefisso greco "a-", che indica mancanza o assenza, e la parola "fantasia", che si riferisce alla capacità di creare immagini mentali. In pratica è quella condizione in cui la mente non visualizza nessuna immagine mentale, come se l'occhio della mente fosse completamente cieco. Chi soffre di questo disturbo percepisce le cose, le persone e l'ambiente come tutti gli altri, ma non è capace di rappresentarle visivamente nella propria mente.
Ad esempio sa benissimo che cosa sia una spiaggia bianca ed il mare calmo e cristallino, ma quando gli si chiede di chiudere gli occhi e di provare a ricostruire l'immagine nella propria mente, vede buio pesto. Oddio, non tutti gli afantasici si trovano nella condizione di non vedere proprio nulla con l'occhio della mente, perché anche qui ci sono delle sfumature e delle differenziazioni in quanto la vividezza delle immagini mentali varia molto da individuo a individuo ma resta il fatto che esistono persone in cui le immagini mentali sono molto ridotte o completamente assenti. Nel tempo, attraverso gli studi condotti in merito, si è visto che le persone afantasiche sperimentano sogni meno realistici e dettagliati o addirittura mancano del tutto di immagini durante il sonno, possono avere difficoltà a riconoscere volti familiari e in certi casi hanno problemi di memoria in quanto non riescono a richiamare eventi vissuti in modo visivo. Tuttavia, il sintomo principale dell'Afantasia resta l'incapacità di ricreare un'immagine mentale spesso associata anche ad una diminuzione delle altre modalità sensoriali: tattili, gustative, olfattive, uditive ed emozionali. In sostanza queste persone non riescono a creare mondi di fantasia. In compenso possono sviluppare abilità logiche, matematiche e verbali superiori alla media.
Le cause di questa sorta di cecità dell'immaginazione sono ancora tutte da capire e rimangono oggetto di studio e dibattito tra i ricercatori. Più che altro si ipotizza che questa condizione possa essere influenzata da una combinazione di fattori genetici, biologici, ambientali o medici. Come fattore genetico gli studiosi suppongono che sia possibile che certe persone hanno ereditato la predisposizione alla mancanza di visualizzazione mentale dalle loro famiglie. A sostegno del fattore biologico ci sono studi che suggeriscono che l'afantasia potrebbe essere correlata a differenze nella struttura o nell'attività del cervello, tipo assenza di certi percorsi e collegamenti neurali a sostegno di altri più rari da trovare nella popolazione media. Non da meno sarebbe il fattore ambientale, in quanto esperienze personali come, ad esempio, traumi emotivi o eventi particolarmente stressanti potrebbero ridurre di molto la capacità di visualizzare immagini mentali, come se appunto a seguito di una grande sofferenza emozionale inconsciamente si decidesse di cancellare tutto, non riuscendo a richiamare più alcuna immagine con la mente. Secondo gli studi come condizione medica è da segnalare la situazione in cui una persona che è in grado di vedere con l'occhio della mente, a seguito di un trauma cranico o una lesione cerebrale perde tale capacità. Gli studi hanno anche evidenziato che l'assenza di fantasia può coesistere con vari disturbi mentali e psicologici. Il più comune tra tutti i disturbi che va associato con l'afantasia è l'ansia in quanto chi ne soffre può essere incapace di immaginare scenari alternativi e ciò può portare a una visione distorta delle situazioni, accentuando le paure e le preoccupazioni. Anche le persone depresse, mancando di un pensiero creativo, trovano difficile, se non impossibile, visualizzare un futuro migliore, alimentando sentimenti di disperazione e impotenza. Un altro disturbo associato all'afantasia è il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) perché chi ne è affetto ha una iperfocalizzazione su pensieri intrusivi e compulsioni, riducendo così la loro capacità di immaginare alternative e scenari diversi. Anche il disturbo dell'attenzione e iperattività (ADHD), specialmente nella sua forma adulta, può essere associato all'afantasia. Le persone con ADHD possono avere difficoltà a mantenere la concentrazione su compiti a lungo termine e a visualizzare gli effetti delle loro azioni nel tempo, il che può influenzare negativamente le loro capacità immaginative. Infine, in alcuni casi, anche le persone nello spettro autistico possono mostrare un pensiero più concreto e meno immaginativo, che può manifestarsi come una forma di afantasia. La difficoltà a creare e comprendere scenari immaginari può influire su come le persone autistiche percepiscono e interagiscono con il mondo circostante.
Ora date le informazioni più importanti, ci si chiede cosa può comportare nella vita di tutti i giorni tale situazione. Diciamo subito che i soggetti afantasici, quando la condizione non è legata a problemi mentali o lesioni fisiche, conducono una vita del tutto normale, anzi molto spesso nemmeno sono coscienti della loro situazione. Tuttavia, possono riscontrare difficoltà, ad esempio, se sono chiamati a svolgere attività creative in quanto non riescono a generare immagini mentali vivide. Nella comunicazione e nelle relazioni possono trovare difficile comprendere le descrizioni visive dettagliate o comunicare efficacemente le proprie esperienze e percezioni, in quanto essi sono più concettuali.
Come ben sappiamo la meditazione spesso coinvolge la visualizzazione di immagini mentali e per chi non riesce a vedere con l'occhio della mente, praticare risulta difficile se non a volte impossibile e sebbene non esista una cura definitiva per l'afantasia, in quanto come abbiamo visto le cause possono essere diverse e il grado di presenza delle immagini differente da persona a persona, ci sono esercizi e tecniche che possono aiutare a migliorare la capacità di visualizzazione. Personalmente me ne sento di consigliare uno tra tutti perché a me ha aiutato tantissimo. Lo eseguo tutti i giorni e se posso più volte a giorno. Ho smesso di riuscire a vedere con l'occhio della mente in maniera nitida; quindi, nel mio caso non ho una cecità completa, a seguito di un forte trauma emotivo. Prima dell'evento chiudevo gli occhi e riuscivo a riprodurre con il pensiero le immagini in maniera dettagliata e senza sforzo, ma purtroppo dopo l'evento penso proprio che per alleviare un po' il dolore io abbia deciso in maniera più o meno inconsapevole di non voler più ricordare e tantomeno vedere con l'occhio della mente. In realtà questo desiderio non è stata esaudito totalmente, perché ricordo l'evento e lo posso riprodurre: ma le immagini mi appaiono sfocate, con assenza di dettagli, avvolte da una nebbia che appanna la visuale. Il tutto non si è limitato a quell'evento ma da quel momento in poi si è esteso a qualsiasi cosa voglio visualizzare ad occhi chiusi. Però ad un certo punto della mia vita, mentre cercavo di meditare, mi sono scontrata con questa enorme problematica e di conseguenza ho desiderato di ritornare a visualizzare con la mente come facevo un tempo, senza problemi, con immagini nitide, colorate, dai bordi definiti. Quindi, ogni giorno con estrema determinazione, fisso come obbiettivo un oggetto da visualizzare, guardandolo da una foto o guardandolo direttamente e concentrandomi su dettagli specifici come il colore, la forma e i tutti i possibili dettagli per poi chiudere gli occhi e richiamarlo subito con l'occhio della mente. Inutile prendersi in giro, dico subito che non è facile, ci vuole costanza e pratica quotidiana, ma alla fine ogni lavoro porta i suoi frutti. Ci ho messo un po' di mesi, ma quando sono riuscita a vedere bene ciò su cui mi stavo allenando, per la gioia mi sono messa a saltare come una bambina. A questo esercizio, nel tempo, si può aggiungere ad esempio di richiamare un cibo o il suono della voce di un amico, in modo da stimolare altre aree del cervello che non sono direttamente collegate alla visualizzazione ma che la supportano.
Poi ci sono pratiche come lo yoga, la respirazione consapevole, l'ascolto di musica classica che possono favorire la produzione di immagini mentali dato che aiutano a rilassare la mente e a creare uno stato mentale più aperto alla visualizzazione. Anche scrivere storie o descrizioni dettagliate di scene può aiutare a sviluppare l'immaginazione perché scrivere può stimolare la mente a pensare in modo più creativo e astratto. Infine, si possono utilizzare giochi o test che richiedono di ricordare dettagli visivi, come riconoscere volti o oggetti in immagini, dato che questi esercizi possono aiutare a migliorare la memoria visiva anche in assenza di immagini mentali chiare.
Ricordiamo sempre che nulla è impossibile con la ferrea volontà.
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