Oggi ormai è tornato di moda parlare di "spiritualità", un argomento nel quale in molti, a quanto pare, si sentono piuttosto autorevoli. Di fatto però, nella quasi totalità dei casi, si parla solo di opinioni, di credenze, di superstizione. Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un articolo che afferma quanto segue:
“Preferirei non sapere”. La tentazione di mettere la testa sotto la sabbia è spesso forte. Secondo una ricerca pubblicata dall'American Psychological Association, quando viene data la possibilità di apprendere in che modo le proprie azioni influenzeranno qualcun altro, il 40% delle persone decide di non coglierla. Perché scegliamo l'ignoranza? Uno studio prova a dare una risposta, analizzando le dinamiche che portano le persone a optare per la 'mossa dello struzzo'.
Scegliere di non apprendere le conseguenze di un'azione consente alle persone di agire egoisticamente pur mantenendo un'immagine di sé positiva, suggerisce la ricerca. [...]
I ricercatori hanno ipotizzato quali possano essere le ragioni dell'ignoranza intenzionale: può essere che alcune persone si comportano in modo altruistico perché vogliono mantenere un'immagine positiva di sé come persone altruiste, riflettono gli esperti. In questi casi, l'ignoranza intenzionale può consentire loro di mantenere quell'immagine di sé senza dover agire in modo altruistico.
E in effetti bisogna dire che, se oggi la "spiritualità" (in particolare la "New Age" e la miriade di discipline "olistiche") è tornata di moda ed è riuscita ad invadere il mercato (riportando i mercanti nel tempio), è proprio perché evidentemente molta gente è disposta anche a pagare pur di mantere in qualche modo, in qualunque modo, quell'immagine di sé positiva che si è costruita. Ossia vogliono continuare a vivere nella propria illusione, nel proprio mondo immaginario. La religione cristiana ha sempre in qualche modo costretto i popoli a vivere nell'immaturità e nell'ignoranza di Sé, e se oggi ha cominciato a passare di moda, è perché un'altra religione, più adatta alla società moderna, la sta sostituendo, e questa religione è il minestrone della spiritualità moderna, il regno dell'opinione, del tutto è relativo e dei pasticcini per l'ego.
Possiamo dare la colpa a chi vogliamo, ma non importa se il colpevole è la gente, la religione, lo stato, la scuola, i genitori o chi altro, sta di fatto che la maggioranza preferisce l'ignoranza, preferisce giustificarsi in qualunque modo pur di non accettare che il vero colpevole, il regista dei film che ci facciamo in testa, l'architetto della nostra matrix, è, sempre e comunque, quel tipo strano che intravediamo nello specchio.
I più vogliono rimanere bambini, vogliono evitare di crescere e di guardare in faccia la realtà. Ma è facile additare sempre gli altri e illudersi di essere sempre noi quelli nel giusto, ed più difficile invece guardarsi allo specchio e chiedersi, per esempio: io, di cosa mi illudo? Quanti pensieri inutili mi passano per la testa? Perché scappo dalla realtà? Di cosa ho paura? Perché preferisco non sapere? Questo genere di domande dovrebbero accompagnare chi cammina sulla Via del Sé ad ogni passo. Grazie al grande mercato dell'intrattenimento, nel quale rientra anche la spiritualità moderna, la gente si può distrarre con mille inutiltà senza capo ne coda, fino a riempirsene la vita. E se il mercato continua a crescere, evidentemente è perché i più certe domande preferiscono non farsele. Se sei tra loro, smetti pure di leggere qui, e buona vita. Se invece certe domande preferisci fartele, forse qui troverai qualche spunto utile.
La nostra società tende a considerare una “malattia” ogni forma di pensiero o comportamento considerato scomodo per il sistema, e questo è plausibile, perché quando un individuo non si adatta al sistema causa non solo problemi al sistema, ma è egli stesso a patirne. Quindi la manipolazione di un individuo per adattarlo al sistema è considerata la “cura” per una ”malattia” e dunque viene vista come qualcosa di positivo.
- Freedom Club.Oggi difficilmente prendiamo in considerazione l'idea di dedicare almeno mezzora, ogni giorno, per il resto della vita, a fare una determinata cosa. In genere è una prospettiva che piace abbastanza poco, e perfino quando si ha qualche "buon motivo", si fa fatica ad essere costanti (per esempio, fare attività fisica). Allo stesso tempo però, è anche vero che molte persone trascorrono ore e ore ogni giorno a intrattenersi con contenuti futili sui social media. Facciamo molta fatica a capire e ad accettare che viviamo in una società psicotica e malata, una società che ci rende infelici. Pertanto facciamo di tutto per adattarci ad essa, nella speranza di trovare un po' di felicità e di sentirci socialmente accettati. Invece questa strada non fa altro che renderci sempre più illusi e infelici. Per questo quando si tratta di evadere dalla realtà, non facciamo alcuna fatica a farci intratterene da contenuti futili, mentre quanto si tratta di guardare la realtà in faccia, facciamo di tutto per rimandere l'apocalisse che farà crollare le nostre illusioni come dei castelli di carte. Che è anche uno dei motivi per i quali appunto pratiche introspettive come la meditazione spaventano a livello inconscio certe persone, che incosciamente sentono, sanno di essere degli illusi, e dunque non vogliono svegliarsi, non vogliono dover ammettere di aver sbagliato, hanno paura di rendersi conto di aver sprecato il loro tempo. Si potrebbe quasi dire che, almeno per alcuni, "la vita è un raffinato esercizio di autoillusionismo". E in effetti a molti prima o poi capita di svegliarsi in quel giorno in cui capiscono di aver sbagliato tutto, ma poi non fanno comunque nulla per rimediare. Un po' per ignoranza, un po' perché "è troppo difficile".
Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili.
- Seneca.Il problema è che svegliarsi prima richiede fatica, richiede un'Atto di Volontà, un'Azione Eroica di conquista di sé e di trasmutazione interiore. Svegliarsi vuol dire cambiare abitudini, cambiare atteggiamento, cambiare strada. Significa smettere di essere delle foglie in balia della corrente e diventare padroni della propria vita. E questo appunto richiede fatica, richiede uno sforzo che pochi sono disposti a fare. O, più precisamente, più che "fatica", richiede volontà. La volontà non è una facoltà che o abbiamo o non abbiamo, ma è un "muscolo" della mente che tutti abbiamo, più o meno forte. Nella maggior parte delle persone, è un muscolo abbastanza atrofizzato. Per allenarlo serve disciplina, serve fare fatica, un po' come in palestra. E per allenare la volontà serve la Disciplina Mentale, della quale ho già parlato nell'articolo dedicato. Allenare la volontà deve essere il primo passo di un percorso di trasformazione interiore, perché non avere abbastanza volontà significa non avere la forza necessaria per poter attuare quella trasformazione interiore che ci fa proseguire nella Via del Sé. E vuol dire, inoltre, essere facili prede di tutte quelle "eggregore" che alimentano le illusoni di chi in esse si rifugia.
32. Pensa un po', per esempio, ai tempi di Vespasiano; vedrai tutte queste cose: gente che si sposa, che alleva figli, s'ammala, muore, fa la guerra, fa festa, fa il mercante, il contadino; gente che adula, che presume di sé, tende insidie, sospetta, fa voti perché altri muoia; mormora per ciò che avviene, ama, raccoglie tesori, agogna il consolato e il regno. E intanto la loro vita è del tutto cancellata. Un'altra volta le stesse cose, tutte. E anche quella vita è morta. Parimenti considera altri altri periodi di tempo, tutte intere le nazioni, e guarda: genti senza numero dopo tanti sforzi, in breve, sono cadute; e trovarono dissoluzione negli elementi. Ma soprattutto considera quelli che tu stesso hai conosciuto, gente inquieta per vana ricerca di cose da nulla, gente che aveva trascurato di agire secondo la legge della propria interiorità e a quest'impresa non aveva rivolto ogni sforzo, senza cercare altre cose. E ricorda quando attendi a qualche operazione, tieni conto che ciascuna ha un proprio valore e che si deve attendere alle singole cose secondo un proporzionato grado di valore. In tal modo non avrai motivo di rincrescimento se non ti sarai occupato più di quanto conviene di cose da poco.
- Marco Aurelio, Ricordi, Libro 4.Le due principali trappole che più attirano chi preferisce rifugiarsi nell'illusione sono la mancanza di disciplina e la mancanza di metodo. Oggi vogliamo tutto e subito, e magari pure con lo sconto. Raramente prendiamo in considerazione l'idea di impegnarci con costanza e disciplina per raggiungere un certo obbiettivo. È molto più facile pregare, quando ci va, i maestri ascesi, o sperare che il prossimo portale cosmico elimini le nostre paure. O credere che gli alieni ci libereranno presto da tutti i mali. Oppure illudersi che leggere tutti i libri dei vari Guenon, Evola e simili, come pure i testi sacri, per poi parlare e citare questi scritti sui social, serva in qualche modo ad elevare lo spirito. Alla fine, però, un qualche effettivo progresso sulla Via del Sé è sempre abbastanza difficile da vedere. Questa è una conseguenza tanto della mancanza di disciplina, quanto della mancanza di metodo. Infatti si potrebbe anche praticare tutti i giorni per varie ore al giorno, ma se questa pratica non ha alcun effetto, ossia se la pratica non porta a quella trasmutazione interiore necessaria a proseguire nel percorso, la Sapienza non arriverà mai, nonostante l'impegno messo.
La pratica infatti quando si basa soltanto sulla cieca fede, in una dottrina o in un guru, o ancor peggio sull'opinione, in genere finisce più che altro per rafforzare le nostre illusoni, invece che affrancarci da esse. L'azione, difatti, deve sempre essere preceduta dal pensiero. E se chi pratica non ragiona su ciò che fa, se non comprende il suo agire, ciò significa che, di fatto, si sta solo aggrappando ad una fede, ad una dottrina, una religione. La quale, chissà, forse lo condurrà anche all'Uno e al Vero, forse. Statisticamente però è abbastanza improbabile. Una strada più sicura invece è quella di usare il buon senso ed avere un metodo in ciò che si fa. E qual'è, nello specifico, questo metodo da usare? Almeno da quanto mi risulta, il metodo migliore e più semplice che abbiamo a disposizione è il metodo scientifico. Qui, però, bisogna subito chiarire che parlare di metodo scientifico non equivale a parlare della scienza come oggi "comunemente" e/o "ufficialmente" la intendiamo. Con ciò non intendo provare a spiegare la "spiritualità" con la fisica quantistica o cose simili, come ormai va di moda fare, che è solo una degerazione materialista che qui ci interessa ben poco. Ciò di cui invece parlo, è di metodo: osservazione, descrizione, sperimentazione e verifica, e poi di nuovo da capo. Avere un metodo di indagine. Farsi continuamente domande, mettere in discussione ogni cosa. Sperimentare, con la pratica. Usare l'esperienza e l'intelletto per valutare e verificare i risultati. Comprendere ciò che si fa. Così arrivano la consapevolezza, la Sapienza, la Verità. E non certo rimandendo sempre uguali, sempre fermi nelle nostre convinzioni e nei nostri schemi mentali, o nei dogmi della fede, o nelle parole del guru, o quel che è.
Nel caso in cui leggendo queste righe ti fossi ricordato di tutte le volte che hai sentito dire che "bisogna spegnere la testa e usare il cuore", sappi che - almeno per come interpreto io questa frase - sono anche d'accordo, ma ciò non è in contrasto ciò che ho detto qui sopra, anche se il linguaggio potrebbe farlo sembrare. Senza tirarla troppo per le lunghe, provo a chiarire la cosa così: è vero, come spesso che si dice che "la mente mente", d'altronde abbiamo già visto quanto facilmente le persone tendano ad illudersi. Ciò però è verò solo quando la mente non è addomesticata, o, in altre parole, finché non abbiamo domato il toro. E la doma del toro si fa "spegnendo la testa" e "accendendo il cuore". Tra parentesi: già qui, se chiedessimo a tutti quelli che si definiscono in qualche modo dei "ricercatori spirituali" o simili, se riescono a tenere le mente in silenzio anche per un solo minuto, potremmo subito smascherare gli illusi e capire chi invece un po' di buon senso lo ha. Imparare a far tacere la mente (e di conseguenza anche smettere di ragionare su qualsiasi cosa) è senza dubbio una parte fondamentale della pratica, ma non per questo dobbiamo fare l'errore, come invece spesso si fa, di confondere una parte con l'intero. Ed effettivamente, praticare soltanto il silenzio come meditazione, guarda caso, porta pochi risultati e in molto tempo. Il metodo, di cui parlavo prima, è ciò che invece serve a dare una direzione alla pratica. Nel metodo, come abbiamo detto, è compresa la sperimentazione. La pratica dei vari esercizi di meditazione, come il silenzio o altri, è proprio ciò a cui dobbiamo pensare quando parliamo appunto di "sperimentazione" in senso "spirituale", interiore (o esoterico-iniziatico). Se pratichiamo il silenzio o qualunque altro esercizio, o rito, o preghiera, ogni giorno senza sapere perché (e con "sapere perché" intendo che ci è perfettamente chiaro anche, e in particolare, da un punto di vista razionale) poi non stupiamoci se la Sapienza non arriva mai, se continuiamo e leggere i testi sacri e ci capiamo poco o nulla, se non riusciamo ad essere nel "qui ed ora" e a goderci il presente, se non controlliamo le nostre emozioni, se siamo infelici, eccetera.
Ragionare è un lavoro complicato. Ragionare porta a staccarci dalla massa, ad abbandonare ciò che ci fa sentire sicuri e protetti, a mettere in dubbio le nostre certezze. E, guarda un po', ci sono parecchi pseudo guru in giro che intortano le persone dicendo loro che non devono ragionare, ma avere fede in ciò che dicono perché così tutto andrà bene. Usa la fiamma violetta sprigionata dalla luce dell'arcangelo gabriele, e scioglierai tutti i mali! Fai la preghierina durante il portale cosmico, e avrai la protezione dei fratelli di luce! Fai il mantra che ti ha dato il maestro, e ringrazialo per la sua benevolenza! Eccetera eccetera. Ragionare invece è uno strumento essenziale per la ricerca della Verità. E se abbiamo a disposizione questa facoltà, forse un motivo c'è. Eccome se c'è. Si parla spesso di unione degli opposti, di matrimonio tra maschio e femmina, ma come si può unire ciò che è separato, se si esclude una parte? Ovviamente, non si può. E unire maschio e femmina vuol dire imparare a camminare in equilibrio su quella via molto stretta che conduce al paradiso, e ai quali lati sono posti due abissi, quello della (cieca) fede e quello della (cieca) razionalità materialista. Due abissi che affondano fin nei meandri dei nostri due lobi cerebrali, quello analitico-razionale e quello sintetico-intuitivo. La pratica spirituale, fatta con metodo, con ordine e misura, come insegna la Tradizione esoterico-iniziatica, si fonda sul silenzio, perché su esso vengono poste le fondamenta del nostro sviluppo interiore, di quella "espansione di coscienza" alla quale consegue anche uno sviluppo delle nostre "facoltà animiche", come la ragione, ma anche l'osservazione, la volontà, eccetera. Facoltà che migliorano con la pratica perché servono a proseguire nel percorso, in quanto tutte parte di un intero, tutte da integrare e intrecciare l'una con l'altra: è qui che si realizza l'unione tra gli opposti, il matrimonio tra maschio e femmina, l'utilizzo equilibrato e armonico di tutte le nostra facoltà "cerebro-animiche", la vera e unica "congiunzione astrale" che illumina il nostro cammino.
La Spiritulità, che piaccia o meno, è Scienza. Ne ho già parlato in Iniziazione e Tradizione e Considerazioni sull'Esoterismo e sulla Scienza Sacra, e quindi qui non starò a ripetermi. Se vuoi saperne di più su questo argomento, ti rimando a questi due articoli. Ed essendo scienza, richiede anch'essa questo continuo processo di osservazione, descrizione, sperimentazione e verifica. Concetto che oggi - in realtà - nella quasi totalità delle "scuole spirituali", sia New Age che non, è piuttosto assente. Dobbiamo anche capire che la New Age è un movimento che, come molti altri, è nato dall'alto, con scopi ben precisi, tra i quali quello di riaprire il mercato della spiritualità che prima, almeno in occidente, era sotto il monopolio cristiano, finché non ne è iniziato il declino. Pertanto poco c'è da stupirsi se al posto per esempio di concetti come metodo e disciplina, sentiamo invece ripetere molto più spesso slogan come "usa il cuore e non il cervello", "tutto è relativo", "ognuno ha il suo percorso", e mille altri, solo con lo scopo di permettere a sé stessi e/o agli altri di continuare a nutrire le proprie illusioni e il proprio ego. Frasi ovviamente dette e ripetute senza capirne il significato, senza mai essersi fatti qualche domanda, ma solo perché coerenti con l'opinione di chi le utilizza come mattoncini per i propri castelli mentali. Finché questi castelli non li abbattiamo, ma continuiamo a farli sempre più alti, la strada sarà breve. E se non tiriamo fuori un po' di coraggio, e usiamo - bene - qualche neurone, ma continuiamo a "fare gli struzzi", questi castelli difficilmente cadranno.
Non c’è presa di coscienza senza sofferenza. In tutto il mondo la gente arriva ai limiti dell’assurdo per evitare di confrontarsi con la propria anima. Non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l’oscurità interiore. Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia.
- C. G. Jung.Jung non aveva certo tutti i torti. Sul fatto che avesse anche capito - come - fare, si potrebbe discuterne, ma non è il momento. Ora invece è il momento di provare a chiarire perché, più in generale, non lo ha capito quasi tutta la "spiritulità moderna" (sia new age che non). Il motivo è - relativamente - semplice, e sta appunto in quel "portare alla coscienza l'oscurità interiore" (paura eh?). Oscurità interiore che, per provare a spiegarla in termini semplici (almeno per me), è da intedere come tutti quei "blocchi" che ci portiamo dentro, che anche se non sono fatti di elettroni, protoni e neutroni, sono comunque composti di "materia", di "etere", ossia la stessa sostanza di cui sono composti i nostri pensieri e le nostre emozioni (oltre che i sogni), i quali, quando non vengono "digeriti" dal nostro corpo emozionale o da quello mentale, si accumulano dentro di noi, creando questi "pesi" che ci portiamo dentro, i quali ci tolgono vitalità e ci limitano nel nostro essere e nel nostro agire. Imparare a osservare e a sciogliere - consapevolemte - questi blocchi è un'altra parte fondamentale della pratica, che però può cominciare solo dopo aver "domato il toro", dopo che siamo riusciti a porci nel silenzio, il quale ci apre all'ascolto e ci permette di scovare questi blocchi dentro di noi. E dopo averli scovati, serve l'azione consapevole di trasmutazione, un'azione per la quale serve volontà e conoscenza (del sottile, della scienza sacra). Un lavoro per il quale serve allenamento, come anche una guida che ci direzioni lungo il percorso. La necessità di un maestro è un altro tema scottante nella spiritualità, dove i più pensano di poter fare tutto da soli, dimostrando così soltanto la loro superbia di bambini immaturi. Un maestro è altamente auspicabile, così come in ogni altra scienza. Un maestro, però, non deve mai essere visto come un santo che ci concede per pura grazia il suo insegnamento, ma al più come un compagno di viaggio, un compagno da abbandonare e lasciare alla sua strada quando sentiamo di dover andare per la nostra. La spiritualità è scienza, chee come ogni altra scienza descrive dei fenomeni reali, e pertanto chiunque può comprenderla e insegnarla a sua volta. L'unica differenza tra la scienza sacra e quelle profane, è che quelle profane si possono comprendere attraverso la ragione, mentre la scienza sacra può essere compresa soltanto con la pratica (fatta comprendendo ciò che si fa, con ragione e buon senso, "ordine e misura").
Forse ormai è scontato, ma bisogna chiarire che per rimuovere questi blocchi, o se preferiamo, per sciogliere i nostri traumi e/o superare i nostri limiti, le varie tecniche che troviamo sul mercato, che siano "spirituali", "mentali", "emozionali" o che altro, servono a ben poco. Ciò in quanto, nel migliore dei casi, queste tecniche scalfiscono al massimo la superficie di questi blocchi, mentre altre tecniche addirittura li rinforzano. Per quel che ne so, non credo di sbagliare più di tanto se affermo che non sono molti quelli che hanno capito abbastanza il sottile da avere un'idea di ciò di cui sto parlando, e che molti meno sono coloro che oltre da averne un'idea, hanno anche un'esperienza concreta ed una comprensione profonda del fenomeno. Me compreso, che pur avendo imparato ad eliminare in modo abbastanza efficace i blocchi psico-emotivi, sento di avere ancora molto da imparare. Ma proprio perché, almeno qualcosa nei miei anni di pratica lo ho capito e verificato (metodo), posso dire che i bagni di gong, le meditazioni guidate, i trattamenti olistici, l'omeopatia, la cristalloterapia, la pranoteria, le fiamme gialle viola o blu, i decreti, le preghiere ai fratelli di luce, i mantra, lo yoga-ginnastica, le danze caotiche e qualunque altra cosa non avrà alcun effetto se non abbiamo la necessaria consapevolezza di ciò che stiamo facendo, e pertanto i nostri limiti/blocchi (in particolare quelli più profondi) resteranno lì dove sono. Invece, con la necessaria consapevolezza, basta anche solo uno schiocco di dita, e il "blocco" si volatilizza in un attimo. E con "necessaria consapevolezza" intendo un livello di chiarezza e comprensione del proprio agire che in confronto la consapevolezza degli "spirituali moderni" e degli pseudo guru che riempiono il mercato è, per fare un'analogia, un bambino che costruisce una casetta con i lego, mentre la "necessaria consapevolezza" è un ingegnere che progetta una bella villa. Una consapevolezza che si conquista gradualmente, affrontando passo per passo il percorso, con "ordine e misura", con metodo e disciplina. Una consapevolezza che la quasi totalità degli spiritualisti moderni si sogna soltanto. Quello di "sciogliere i traumi" è un argomento che merita un articolo a sé, e conto di scriverlo presto. Alcuni brevi esempi concreti di cosa voglia dire sciogliere questi blocchi comunque li puoi già trovare nella parte finale dell'articolo Sui Trattamenti Energetici: le cose che dovresti sapere.
Prima di passare alle conclusioni voglio fare un piccolo accenno sulle "entità", che è un tema piuttosto mal compreso, e che di certo meriterebbe anche questo non uno, ma vari articoli ad esso dedicati, quindi ora cercherò di sintetizzare qui una piccola considerazione. Di "entità" sui piani sottili ne esistono di vari tipi, ognuna con un suo "livello di coscienza". Tutti ce ne portiamo dentro un bel po', e la maggior parte sono "negative", nel senso che limitano la nostra energia vitale, e loro modo ci influenzano, limitando la nostra capacità. La maggior parte di esse nascono proprio dai "blocchi" di cui abbiamo appena parlato nel paragrafo precedente. Sono i traumi del nostro passato che prendono vita, come spettri che infestano la nostra casa (i corpi sottili). Spettri che a volte ci parlano nella testa, nutrendo le nostre illusioni. Le "entità" che nascono dai nostri traumi solitamente si nutrono delle nostre energie più basse, come l'energia della paura, della tristezza e simili, ma ce ne sono anche altre, in genere di altra natura, che invece si nutrono, per esempio, delle nostre speranze. E di queste sono vittime una buona fetta degli spiritualisti moderni, che non vedono l'ora di condividere le "canalizzazioni" di persone che in realtà non si rendono minimamente conto di essere completamente succubi dei parassiti che si portano dentro. O di aspettare il prossimo "portale cosmico" che eleverà la coscienza planetaria. O che magari si stanno già preparando per l'arrivo del salvatore che scenderà con la navicella. E questa, di nuovo, è chiaramente una conseguenza della mancanza non solo di buon senso, ma soprattutto di metodo, e del coraggio di portare alla Luce la propria Oscurità. Riprendendo Jung, "Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia", o, in altre parole: chi spera/crede in un salvatore esterno (dio, il guru, la "tradizione", i fratelli di luce, i portali cosmici, gli alieni, o quant'altro), si illude, chi invece usa l'intelletto e "affronta i propri demoni", si avvicina alla Sapienza.
Ci sarebbe molto altro da dire sugli inganni della spiritualità moderna, ma visto che l'articolo è già abbanstanza lungo, per il momento evito di aggiungere altra carne al fuoco. Giusto per togliermi qualche occhiataccia di dosso, specifico che quanto ho detto non si applica a tutta la spiritualità moderna, ma, a mio avviso, a circa un buon 98%. Il che vuol dire che da qualche parte ci sono anche dei corsi interessanti... peccato che in genere siano frequentati da persone che non sono pronte per cogliere certi aspetti, e che pertanto molto di quello che viene detto in questi corsi interessanti poi non solo non viene capito, ma a volte finisce anche per essere interpretato in modo personale, e quindi alimentare le illusioni delle persone. Un po' come comprare per pochi soldi una cassaforte piena d'oro e poi non poterla aprire, e poi magari tirarsela pure sui piedi. Ma questo è un altro discorso.
Riguardo invece al metodo e alla scienza sacra, e a discorsi simili, nelle righe qui sopra ho accenato a vari argomenti sui quali forse tu caro/a lettore/lettrice ora ti stai facendo qualche domanda e ne vuoi sapere di più, come giustamente dovresti se vuoi affrontare la Via del Sé. Alcune delle risposte le puoi trovare negli articoli che ho citato prima, ossia Iniziazione e Tradizione e Considerazioni sull'Esoterismo e sulla Scienza Sacra. Se ti interessa approfondire la pratica puoi leggere invece Sul Percorso Iniziatico - Parte 1 e La Meditazione, Parte 1: Introduzione alla Pratica. Questi articoli, pur essendo articoli a sé stanti, vanno a completare alcuni dei discorsi qui aperti. Pertanto, se già non l'hai fatto, te ne consiglio la lettura.
A presto.
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