Sullo PsyClub, Parte 2: Tra Scienza e Spirito

Ognuno di noi ha la possibilità, e la missione, di "conoscere sé stesso", e poter così chiudere il cerchio tornando all'unione con l'Uno. La Conoscenza di Sé, però, implica "espandere i propri limiti" (e la propria coscienza), e per farlo serve innanzitutto accettare che l'ignoranza, la paura e l'illusione limitano la nostra esistenza. Quindi dobbiamo rimboccarci le maniche, prendere il badile e grondare sangue e sudore per liberare la Luce della Sapienza dal fango della nostra inconsapevolezza.

Ipotizzando che ciò sia vero, però, come si fa a capire che ciò che stiamo facendo serva effettivamente a qualcosa, come sappiamo che la nostra "espansione di coscienza" è qualcosa di concreto e non è invece solo una nostra sega mentale, ovvero l'ennesima illusione della nostra mente? L'unica risposta sensata che conosco è: la scienza. O, in altre parole, una conoscenza oggettiva della realtà "spirituale", ossia appunto un modello scientifico, verificabile sperimentalmente, che spiega e descrive cosa significa e come si fa ad "espandere la coscienza", o meglio, a Conoscere Sé Stessi. Sempre che l'ipotesi fatta sia vera, perché se invece fosse tutto governato dal caso, tutto questo discorso cadrebbe in mille pezzi.

Però a questo punto, se proprio vogliamo essere onesti, dobbiamo ammettere ed accettare che l'esistenza della scienza è essa stessa la prova che l'universo è governato da delle leggi ben precise, e quindi di un universo ordinato e non caotico. Lo stesso essere scienziati pertanto, seppur inconsciamente, deve presumere che l'universo possieda un ordine comprensibile anche da noi esseri umani, un ordine che per essere compreso va studiato (anche, ma forse non solo) in modo logico/razionale/scientifico, e quindi quanto più "oggettivo" e sperimentale. D'altronde se esiste un ordine cosmico e questo è descrivibile in senso "scientifico", allora ciò significa che esiste una qualche sorta di "verità assoluta", intesa come un'idea-scienza capace di descrivere l'universo e le sue leggi, tanto nel particolare che nel generale. Questa "verità assoluta", ideale e irraggiungibile, è la méta che tentiamo e sempre tenteremo di raggiungere proprio attraverso lo sviluppo e l'evoluzione della scienza stessa (la scienza infatti non è la verità, ma uno strumento per arrivare ad essa).

Ma cosa ha a che fare tutto ciò con la spiritualità? Il collegamento, logicamente, è semplice da fare: se esiste un ordine che regola ogni fenomeno, come per esempio la crescita e l'evoluzione del nostro corpo fisico, allora probabilmente esiste anche un ordine che regola la nostra crescita spirituale. Perché in alternativa, come detto, o tutto è governato dal caso, oppure dovremmo concludere che alcune cose hanno un "ordine" e altre no. Ma se consideriamo questa possibilità e ipotizziamo (per assurdo) che la spiritualità sia uno di quei fenomeni governati dal caso, allora dovremmo concludere che qualunque indicazione su tale argomento sia soltanto frutto dell'opinione personale in quanto non può avere alcun fondamento reale e condivisibile. D'altronde, se l'unico fattore che determina la nostra "crescita spirituale" è il caso, che senso avrebbe pregare, meditare, o quant'altro? Tanto poi sarà il caso a decidere per me, quindi che medito o che non lo faccio a tale scopo non servirà a nulla (ma magari servirà ad altro, come ad autoilludermi, o a darmi un motivo per svegliarmi presto anche la domenica mattina).

Che tutto sia governato dal caso di fatto è il credo di chi si professa ateo, ma siamo proprio sicuri che l'ateismo non sia solo l'ennesima "religione" (nel senso di un credo senza alcun fondamento oggettivo/concreto/reale)? Le scienze naturali oggi ci spiegano molti fenomeni, ma non sappiamo quanto ancora ci manchi da scoprire. Un giorno la scienza potrebbe arrivare a comprendere la spiritualità (se non fosse per certi interessi, potrebbe anche già farlo oggi), quindi il non conoscere una "scienza spirituale" non dovrebbe farci concludere che non esiste nulla di più delle onde-particelle che i nostri sensi o i nostri strumenti di misura ci permettono di osservare. Infatti, per chi non conosce una "scienza spirituale", la posizione agnostica è senza dubbio quella più logica e ragionevole, mentre l'ateismo è appunto solo l'ennesima "religione", un credo tra i tanti che sostiene e dà sicurezza all'impalcatura dei nostri castelli mentali.

Per i motivi fin qua esposti, si può già abbastanza comprendere perché fin da giovane mi sono sempre sembrate piuttosto palesi tanto l'ingenuità di farsi prendere per il naso dalla fede e della superstizione (compresa quella dell'ateismo/materialismo), quanto la banalità del ridurre la "spiritualità" ad un mero discorso personale e/o psicologico. Su questa "banalità" però forse è il caso di spendere giusto due parole per chiarire meglio il concetto.

Riprendendo il discorso sul "chiudere il cerchio", se l'ordine-coscienza universale si incarna e si evolve negli esseri viventi fino a tornare ad osservare e "conoscere sé stessa", ciò comporta, per farla breve, che "Conoscere Sé Stessi" implica tornare ad "essere" - e pertanto ad avere una esperienza diretta - dell'unità cosmica-universale dalla quale tutto ha origine. In tal senso, la spiritualità deve necessariamente trascendere la soggettività e la "personalità", intese come l'illusione di essere dei figli del caso separati dal tutto (se vuoi approfondire il discorso sul "trascendere la personalità", ti suggerisco l'articolo "Uccidere l'Ego"). E se parliamo appunto di trascendere la personalità e tornare ad essere Uno con il Tutto, allora chiaramente stiamo parlando di un percorso che non può certo essere ridotto e banalizzato ad un mero discorso personale e/o psicologico.

Accettare che tutto ciò possa essere vero però per molti vorrebbe dire anche dover cominciare a fare i conti con quell'oscurità che si portano dentro, e dover quindi anche accettare che tutto ciò che credono essere vero potrebbe essere solo un ammasso di sciocchezze. E, chiaramente, in pochi sono disposti a farlo: e difatti tanti preferiscono limitarsi a credere, mentre ben pochi ricercano la verità con coraggio, senza farsi spaventare dal cambiamento a cui ciò li può portare.

A questo punto, una tra le varie obiezioni che mi si potrebbero sollevare è che la scienza (attuale) però non si occupa/interessa di "spiritualità" (in quanto non ha modo di "misurarla"). Qui si potrebbero aprire diversi discorsi, alcuni dei quali ho già in parte o ampiamente trattato in altri articoli, e nessuno dei quali invece è oggetto di questo articolo. Quindi sorvoleremo su essi, ma se vuoi saperne di più puoi leggere Iniziazione e Tradizione o anche Considerazioni sull'Esoterismo e sulla Scienza Sacra.

Comunque, ciò che ci interessa sottolineare ora, è che una scienza che spiega la spiritualità effettivamente esiste, ed è un fatto assodato che la sua diffusione per alcuni sia una catastrofe da scongiurare, mentre per altri - più simili a me - invece è un sogno (oggi forse più un'utopia). Ma proprio da questo sogno è nato lo PsyClub.

Nel prossimo articolo affronteremo da un punto di vista pratico come è costituito il percorso iniziatico qui proposto, e quindi anche in cosa consiste e come si può comprendere la scienza sacra.