Il seguente testo è tratto dall'articolo di Julius Evola intitolato "La Guerra Occulta", pubblicato prima dalla rivista La Vita Italiana e poi dal Centro Studi Evoliani. L'articolo prende spunto dall'opera "Guerra Occulta" di Léon De Poncins e Emmanuel Malynski, tradotta in italiano e curata da Evola stesso. Questo articolo è poi diventato parte del tredicesimo capitolo di "Gli Uomini e le Rovine". Una copia del testo si può scaricare al seguente link: Julius Evola - Sugli Strumenti della Guerra Occulta.
Julius Evola - Sugli Strumenti della Guerra Occulta
La guerra occulta é quella che le forze del sovvertimento mondiale conducono da dietro le quinte, adoperando mezzi che quasi sempre sfuggono ai metodi ordinari di investigazione. La nozione di guerra occulta appartiene ad una visione, diciamo così, tridimensionale della storia: ad una storia guardata non secondo le due dimensioni di superficie delle cause, degli avvenimenti e dei dirigenti apparenti, ma altresì secondo la terza dimensione della profondità, secondo la direzione sotterranea, che riprende forze e influenze decisive e spesso nemmeno riconducibili al semplice elemento umano, sia individuale, sia collettivo.
Avendo usato l'aggettivo «sotterraneo», è bene precisarne la portata, indicando che non si tratta di un substrato oscuro e irrazionale della storia positiva, di un qualcosa che potrebbe stare alla parte conosciuta di essa nello stesso rapporto secondo il quale, nell'individuo, la subcoscienza sta alla coscienza di veglia. Questa analogia è certamente esatta, se ci si mette dal punto di vista di coloro che, in questa veduta tridimensionale degli eventi, appariscono non come i soggetti, bensì come gli oggetti della storia: nel loro agire e pensare, costoro, non rendendosi conto delle vere influenze a cui obbediscono e delle vere finalità che attraverso di essi si compiono, hanno il loro vero centro più nel subconscio e nell'inconscio, che non nella coscienza desta; epperò, sotto questo riguardo, si può ben dire che è nella subcoscienza che si svolgono le mosse più decisive della guerra occulta. Ma dal punto di vista dei veri soggetti della storia, le cose stanno ben diversamente, e non si può parlare, nel riguardo, né di subcoscienza, né di incoscienza, ma si deve pensare a forze più che intelligenti, a forze che sanno perfettamente quel che vogliono e i mezzi più opportuni per realizzare quel che vogliono. Supporre che questo substrato della storia sia occupato dall'«irrazionale», dalla «vita», dal «divenire» o da qualcun'altra di quelle entità confuse inventate dallo storicismo moderno nel momento in cui pensò di andar oltre la cosiddetta storiografia positiva, è un errore fra i più pericolosi, e noi crediamo anzi di vedere in ciò una delle suggestioni occultamente diffuse in certi ambienti proprio ai fini di certe mosse della guerra occulta nei tempi moderni. Ci spiegheremo più chiaramente in seguito. Per ora, basta fissare questo punto: che noi non dobbiamo far svanire la terza dimensione della storia nella nebbia di vedute astratte e filosofiche, ma dobbiamo considerarla abitata e occupata da «intelligenze» ben precise, di cui quasi sempre certe società o organizzazioni segrete sono state l'espressione e l'organo più prossimo, ma che non si debbono nemmeno esaurire, far cominciare e finire, in esse.
Esaminando le varie concezioni della storia diffuse in Occidente, forse è quella cattolica, fra tutte, che può avviare a vedute del genere. È proprio a tale concezione, infatti, veder nella storia non un meccanismo di cause naturali, politiche, economiche o sociali, ma lo svolgersi di una specie di piano (il piano «provvidenziale»), contrastato da forze avverse e dai loro emissari storici, forze che assumono o la designazione moralistica di «forze del male» ovvero quella religioso-cristiana di forze anticristiane o forze dell'Anticristo. Una tale concezione può già fornire una qualche base, quando dal piano teologico la si trasporti al piano pratico e se ne faccia il principio generale per una interpretazione approfondita degli avvenimenti; in secondo luogo, quando la si generalizzi, constatando la sua suscettibilità a valere anche presso civiltà non-cristiane, per cui sarà bene, nel riguardo, e con riferimento alle istituzioni umane, parlare genericamente di forze della tradizione e di forze dell'antitradizione, della gerarchia spirituale le une, del sovvertimento rivoluzionario le altre, le une del cosmos, le altre del caos. In un caso particolare le forze antitradizionali appariranno naturalmente anche come forze anticattoliche, in quanto esse nella tradizione cattolica si intendono a combattere lo spirito tradizionale in genere, a distruggere le basi di ogni gerarchia e a rovesciarne i rappresentanti storici.
Non si potrà mai insistere abbastanza, oggi, sulla necessità di compenetrarsi di una veduta del genere, che non va considerata come una fra le tante possibili «speculazioni» dei filosofi, bensì come un organo indispensabile per la vera azione. Ci piace riprodurre, qui, un passo dei famosi «Protocolli», sui quali avemmo già da attirare l'attenzione: «La mentalità dei gentili essendo di natura puramente animale, essi sono incapaci di prevedere le conseguenze alle quali può condurre una causa se presentata sotto una certa luce. Ed è precisamente in questa differenza di mentalità fra noi (i Savi di Sion) e i gentili che possiamo facilmente riconoscere di essere gli eletti di Dio e la nostra natura sovrumana, in paragone della mentalità istintiva e animale dei gentili. Costoro non vedono che i fatti, ma non li prevedono e sono incapaci di inventare alcuna cosa, eccetto le materiali» (prot. XV). È cosa davvero allarmante constatare in quanti casi un tale giudizio circa i gentili - che sarebbero, in questo riferimento speciale, facente di Israele il principale agente del sovvertimento mondiale, I non Ebrei, ma che ci possono anche valere, in genere, come coloro che già chiamammo gli «oggetti della storia» —, ha ancor oggi un profondo contenuto di verità. Il punto di vista della maggior parte dei cosiddetti «uomini d'azione», paragonato a quello dei loro avversari mascherati, può ben dirsi da bambini: essi concentrano tutte le loro forze su ciò che è direttamente afferrabile con le mani, e sono incapaci di stabilire i rapporti di causa ed effetto oltre il raggio di zone estremamente limitate e di natura quasi sempre grossolanamente materiale: in più, una fondamentale mancanza di principii, poiché essi credono quasi sempre che il punto di vista dell'azione non può esser «dogmaticamente» subordinato a dei principii, ma deve rifarsi alle «imprescindibili necessità del momento». Questo è purtroppo, ancor oggi, il livello proprio a molte forze controrivoluzionarie. È una situazione che si può paragonare a quella di chi si trovasse perfettamente equipaggiato per l'alta montagna, con scarponi, sacco, corda e piccozza e trovandosi, dopo molte prove felicemente superate, dinanzi ad una distesa d'acqua, ad un lago o ad un mare, vi si getti entusiasticamente, credendo che quel suo equipaggiamento lo aiuterà ancora e lo condurrà avanti. Esso varrà invece a farlo andare più rapidamente a fondo.
La guerra occulta si esercita su ciò che, con una immagine tratta dalle scienze positive, potremmo chiamare gli «imponderabili», o quantità imponderabili. Essa si adopera assai spesso a produrre modificazioni quasi insensibili, dalle quali procederanno lentamente ma fatalmente notevoli effetti. Essa non agisce quasi mai con forze opposte ad altre forze, bensì attraverso una opportuna direzione di esse, tale da condurre agli effetti desiderati. Ciò che il Wundt chiamò, una volta, "eterogenia dei fini", vi giuoca una parte fondamentale: si tratta appunto di far sì che mentre alcune forze o alcuni uomini credono di volere e di realizzare una data cosa, ed essa sola, in effetti vadano a produrne o a prepararne un'altra assai diversa, svelando così una influenza e una intelligenza che li trascende. È per questo che, su queste stesse pagine, in un'altra occasione, abbiamo detto che l'esame del «differenziale» esistente fra il voluto e l'accaduto, fra i principii o i programmi e le vere conseguenze di essi nella storia offre il materiale più prezioso per chi voglia veramente rendersi conto delle vere forze alle quali la storia stessa ha obbedito.
Ma noi già in questo articolo vogliamo uscire dalle generali, e parlare di qualcuno dei mezzi più frequentemente usati, ai tempi nostri, dalle potenze mascherate del sovvertimento mondiale per coprire la loro azione, prevenire quella dei loro avversari e continuare ad esercitare la loro influenza. È doveroso avvertire che, in quanto diremo, lo spunto spesso ci è stato dato da osservazioni sparse nelle varie opere di René Guénon. Il Guénon, secondo noi, è, in un simile ordine di problemi, di una competenza pressoché unica in tutta la letteratura occidentale contemporanea.
1. - La suggestione positivistica - Bisogna abituarsi a pensare che il cosiddetto modo «positivo» di far la storia e di considerare gli eventi è assai meno un prodotto spontaneo e il pregiudizio proprio ad una mentalità quanto mai limitata, quanto una suggestione diffusa metodicamente nella cultura moderna dalle forze antitradizionali, al fine di «coprire» la loro azione. Chi crede che la storia è semplicemente fatta dagli uomini e determinata esclusivamente da fattori economici, politici e sociali, non vede null'altro. Ed è appunto di un mondo che «non vede null'altro» che ha bisogno chi vuole agire sotterraneamente. Una civiltà dominata dal pregiudizio «positivistico» rappresenta quella offrente la condizione ideale per una azione svolgentesi lungo la «terza dimensione»: e questo è esattamente il caso della civiltà attuale.
Più sopra, abbiamo accennato a interpretazioni non più «positivistiche», ma aventi per basi le idee stratte del «divenire», della «vita», o perfino dello «Spirito». In ciò possiamo considerare un caso dell'applicazione di un secondo strumento della guerra occulta, che è:
2. - La tattica dei surrogati - Essa viene seguita, tutte le volte che si manifesta il periodo di un «risveglio» e che le energie cercano di volgersi oltre il piano dominato dalle idee, in funzione delle quali il giuoco occulto delle forze di sovvertimento può facilmente effettuarsi. Nel caso ora accennato, queste confuse idee di «divenire», «vita», «Spirito assoluto» ecc., infatti, non sono che un'esca gettata a chi non si soddisfaceva più con gli schemi positivistici, a che il suo sguardo non si porti là dove dovrebbe portarsi. Dalla nebbia di tali idee il campo d'azione resta coperto così bene, quanto dalla notte oscura dell'agnosticismo «positivistico».
La «tattica dei surrogati» si sviluppa però in modo molto più caratteristico ed efficace sotto forma di
3. - Tattica delle sostituzioni falsificatrici - Ecco di che si tratta. Quando gli effetti dell'azione distruttrice, apparendo anche sul piano materiale e dando luogo a fenomeni ben visibili, presentano un grado così spinto da suscitare una reazione, questa reazione cerca confusamente simboli e miti da servire come base per un moto di ricostruzione, e può anche trovarne di giusti e di conformi allo scopo. Si tratta quasi sempre di simboli e punti di riferimento che, nel loro aspetto storico, rimandano al passato tradizionale, rievocato da profondità ataviche attraverso le forze di un organismo che si sente minacciato di definitiva distruzione. In questi casi, la guerra occulta non si svolge con un'azione diretta, cioè, non si avversano tali simboli, ma si fa sì che di essi non circolino e non valgano che delle falsificazioni o contraffazioni, tanto che la reazione o ne resta limitata, ovvero deviata, ovvero perfino capovolta in una direzione opposta, sulla quale naturalmente passano ad applicarsi le stesse influenze presenti nel male, contro cui si voleva agire e nella decadenza, dalla quale ci si voleva risollevare e si crede in buona fede di risollevarsi.
Questa tattica può svolgersi in domini diversi, nel campo politico quanto in quello spirituale, e sembra oggi avere una efficienza tutta speciale. Vale indicare qualche esempio.
Il più tipico è costituito dal «tradizionalismo». L'aspirazione vaga di un ritorno alla tradizione, cioè ad un ordine gerarchico e qualitativo incentrato in una spiritualità trascendente e in una élite di rappresentanti qualificati e legittimi di essa, viene deviata in forma di «tradizionalismo», cioè di assunzioni vaghe di carattere o dilettantesco, ovvero militante, che confondono la Tradizione col costume e la routine, che sboccano in un gretto particolarismo, che si arrestano a date forme tramandate, e nulla sanno del loro spirito. A tale stregua esse offrono facile giuoco ai loro avversari e danno buona esca a coloro che attraverso il falso scopo dell'antitradizionalismo portano il loro vero colpo contro la tradizione e fomentano nuovi sviluppi del sovvertimento rivoluzionario. Così la reazione resta arginata e la manovra conduce felicemente allo scopo prefisso.
Ciò che, in certi ambienti estremisti, l'idea della razza minaccia di divenire per via di alcune assunzioni in termini di materialismo zoologico, e così pure l'idea nordico-ariana e la stessa idea pagana, rientrano in una congiuntura del genere. Si tratta di idee che, qualora fossero comprese e ripresentate secondo la loro vera natura e secondo il loro antico contenuto spirituale e tradizionale, potrebbero certo esplicare un'azione creativa e risanatrice entro i limiti di alcuni popoli del Nord. Come esse invece appaiono negli ambienti già indicati, per via anzitutto di una mancanza di principii, poi di una profonda incomprensione e deformazione dell'antico mondo «ariano», e infine per la tirannia di interessi immediati e di impulsi irrazionali, ci fanno sospettare l'effetto di un'azione distornatrice del tipo già indicato. Nei riguardi dell'Italia nuova, si dovrebbe far di tutto a che qualcosa del genere non si verifichi in certe rievocazioni della romanità. L'idea di Roma antica è certo fra quelle che oggi potrebbero avere la massima efficacia ricostruttrice: bisogna guardarsi a che questa efficacia non sia paralizzata mediante dei fac-simili costituiti o da mere riesumazioni retoriche, ovvero da assunzioni accademiche, eruditiche, archeologiche ed anche semplicemente giuridico-politiche, alle quali sfugge naturalmente del tutto la forza centrale e l'anima del simbolo romano.
4. - Tattica del capovolgimento - Le forze segrete del sovvertimento mondiale sapevano perfettamente che la premessa fondamentale dell'ordine da distruggere era l'elemento sovrannaturale, lo spirito concepito non come una astrazione filosofica, bensì come una realtà superiore e come la mèta di un processo di integrazione trascendente della personalità. Limitata l'influenza che, a tale riguardo, poteva ancora avere la tradizione cattolica (qui non possiamo fermarci ad analizzare i mezzi messi in opera per venire a tanto), le forze sovvertitrici dovevano sforzarsi in ogni modo per far sì che ogni nuova aspirazione contemporanea verso il sovrannaturale, svolgentesi fuor dalla religione dominante, venisse deviata e paralizzata. L'insieme di quel che si può chiamare il neo-spiritualismo, con allusione alle varie sette teosofiste, spiritiste, orientalizzanti, «occultistiche», ecc. può considerarsi l'effetto di una tale manovra. In tutto ciò, di nuovo, si tratta quasi esclusivamente di deformazioni, di contraffazioni e di snaturamento di dottrine spirituali, dovute alle persone meno qualificate, che nel [testo mancante o illeggibile nella fonte] ...demonica.
Il risultato conseguito è duplice. Si è avuto, anzitutto, facile modo di estendere il generale discredito, in cui dovevano cadere quelle contraffazioni, alle dottrine in sé stesse, con il che esse venivano praticamente poste in condizione di non più nuocere. Si può accennare che, negli ultimi tempi, la manovra ha impiegato perfino dei fattori politici: e vi sono degli ambienti che, in buona fede, non sanno vedere che «massoneria» (cosa che si fa sinonimo di rivoluzione, di anticristianesimo, di sovversione internazionalistica) dovunque si parli di associazioni segrete e di simboli esoterici, anche quando tali riferimenti si portino ad antiche tradizioni, di cui a tutti dovrebbe esser nota la originaria natura spirituale e aristocratica.
In secondo luogo, per via di teorie mal comprese e di false pratiche, si è giunti ad incanalare tutte le forze che, strette dalla soffocante morsa del materialismo, anelavano verso qualcosa di estranaturale, non verso il supernaturale, bensì verso il subnaturale, cioè la subcoscienza, la medianità, e, in genere verso un mondo che, lungi dal rappresentare una integrazione della personalità, ne può solo propiziare il collasso e il disgregamento, tanto da farne direttamente lo strumento di «influenze» fra le più oscure. Così col neospiritualismo il pericolo costituito dalla spiritualità vera è stato arginato e ridotto ad un minimo quasi trascurabile.
5. - Tattica dell'attacco a rimbalzo - Essa consiste nel suscitare, in una delle forze da abbattere a causa del loro carattere ancora tradizionale, l'iniziativa di un'azione, che in un primo tempo si rivolge contro una forza consimile e apparentemente vale a potenziare e ad accrescere la prima forza, ma che in un secondo tempo rimbalza contro di essa, trascinandola nella stessa rovina che essa aveva propiziata all'altra. Mediante opportune infiltrazioni, le forze segrete del sovvertimento mondiale sospingono spesso i rappresentanti di una tradizione a difenderla attraverso il discreditarne un'altra: chi soggiace ad una tale manovra non si accorge che l'attaccare la tradizione nella persona di un altro popolo o civiltà, per motivi particolaristici o interessi contingenti e inferiori, significa condannarsi a vedersela attaccata, prima o poi, anche in casa propria, attraverso un moto, per dir così, di rimbalzo. Le forze del sovvertimento mondiale contano molto su questa tattica, e quindi fanno di tutto per porre ogni superiore idea sotto la soggezione di interessi particolaristici, di orgogli, di ambizioni, di tendenze proselitarie: esse sanno che questo è il mezzo migliore per distruggere ogni unità e ogni solidarietà vera e propiziare uno stato di dilacerazione, nel quale il loro giuoco sarà estremamente facile.
In questo caso si può far rientrare, in fondo, anche quello di ogni utilizzazione machiavellistica delle forze rivoluzionarie. Degli uomini di Stato di scarso discernimento hanno creduto che il propiziare o aiutare la rivoluzione nelle nazioni avverse alla loro fosse il miglior mezzo per sostenere e difendere i veri interessi della loro. Senza accorgersene, essi hanno preparato il risultato esattamente contrario; mentre essi credevano di servirsi della rivoluzione come di uno strumento, essi stessi sono divenuti strumenti della rivoluzione, la quale doveva raggiungerli dopo di esser passata sul corpo dei loro avversari. Si può dire che l'intera storia dei tempi moderni, e soprattutto partendo dalla rivoluzione francese, sia stata teatro di una sovversione tragicamente operatasi per tal via. Mai si insisterà abbastanza, a tale riguardo, sul fatto, che solo l'aderenza assoluta, ascetica, incrollabile ad una idea può far da salvaguardia contro le forze della guerra occulta: dovunque questo livello sia abbandonato e si obbedisca a fattori contingenti, il fronte della resistenza viene spezzato e, con esso, la possibilità di una vera autonomia.
Non vogliamo tralasciare di accennare all'ultima apparizione di una manovra similare: l'ideologia propria al «principio delle nazionalità», dell'«autodecisione dei popoli» e dell'imperialismo, proclamata dagli Alleati per mobilitare ogni forza contro gli Imperi Centrali e poi abbatterli, è esattamente la migliore fra le ideologie adatte per propiziare una rivolta generale delle nazioni dette «di colore» contro le grandi potenze europee e per revocarne ogni supremazia.
6. - Tattica del capro espiatorio - Quando le forze occulte del sovvertimento mondiale avvertono il pericolo di essere smascherate in qualche loro lato, esse fan sì che tutta l'attenzione dei loro avversari si diriga e si concentri su alcuni elementi, che solo in parte, ovvero solo subordinatamente, possono considerarsi come responsabili delle loro malefatte. Tutta la reazione si scarica allora su tali elementi, divenuti dei veri capri espiatori. E le forze occulte restano libere di proseguire il loro giuoco, i loro avversari credendo di aver ormai individuato il nemico e di non dover cercar altro. Abbiamo ripetutamente ammonito certi antisemiti estremisti di star bene attenti, affinché, nel loro vedere l'Ebreo dappertutto, non finiscano col rendersi vittime di un tranello del genere. Lo stesso ammonimento si potrebbe rivolgere parimenti a coloro che vedono, invece, dappertutto la massoneria ovvero il protestantesimo, e così via, processi analoghi verificandosi anche in molti altri dominii. Bisogna guardarsi da ogni unilateralità, non dimenticare mai il piano complessivo delle forze occulte che noi dobbiamo combattere.
7. - Tattica delle diluizioni - È un caso particolare della «tattica delle sostituzioni». Per comprenderla, bisogna partire dall'idea che il processo, che ci ha condotti fino alla crisi generale attuale, ha avuto lontane origini e varie fasi e che in ciascuna di tali fasi (corrispondenti a forme specifiche di civiltà, di Stato, di etica, ecc. si cfr. la nostra «Rivolta contro il Mondo moderno» ed. Hoepli, Milano) la crisi era già presente, seppure in forma meno acuta, più diluita, potenziale anziché attuale. La teoria del «progresso», o evoluzionismo, può considerarsi come un'altra delle suggestioni lanciate dalle forze sovvertitrici occulte nell'ambiente, al fine di distogliere lo sguardo dalle origini e spinger sempre più oltre il processo di caduta, sotto la spinta di falsi miraggi, e soprattutto di quello delle conquiste della civiltà tecnico-meccanica. Senonché la dura esperienza di tragici eventi nei tempi ultimi ha fatto sì che una tale ipnosi non ha più potuto conservare la sua efficacia e non ha più potuto impedire che molti spiriti riconoscessero che la presunta corsa verso il progresso era una corsa verso l'abisso e che un andare indietro si imponeva. Il fronte occulto ha allora messo in moto ogni mezzo per prevenire ogni radicalismo. Uno dei metodi preferiti è stato anzitutto il mettere in circolazione una pregiudiziale contro l'«anacronismo», contro «ciò, che non è più adatto per i tempi», e poi il dirigere le forze, che tornavano a guardare verso le origini, verso l'una o l'altra di quelle fasi precedenti, nelle quali la crisi e il male si trovavano in forme meno avanzate e per ciò stesso meno visibili. Ed anche questo tranello ha avuto successo. I capi del sovvertimento mondiale sanno naturalmente che, venuti a tanto, il pericolo è eliminato, perché il tutto si ridurrà a ripercorrere a breve scadenza la stessa via e a spingere, alla fine di essa, alla dissoluzione anche queste forze che si erano svegliate e che volevano reagire e indietreggiare.
Anche di questa tattica si potrebbero indicare molti esempi storici, recenti e lontani. Soprattutto i Capi politici dei movimenti antisovversivi attuali dovrebbero non perderla di vista. Diciamo con tutta franchezza - poiché in tale campo una mancanza di franchezza equivale senz'altro a colpa - che vi sono aspetti del nazionalismo contemporaneo che meriterebbero di essere saggiati a fondo a questa stregua. È noto a tutti, infatti, il carattere antitradizionale, antigerarchico e rivoluzionario che, nel passato, rispetto alla precedente civiltà ecumenico-imperiale e feudale, ebbe la nozione di nazione. Ora, è la nazione che oggi prevalentemente si impugna per combattere le forme estreme della crisi e del sovvertimento, rappresentate dalle varie internazionali rosse. Si presenta dunque la necessità di formulare un concetto della nazione diverso da quello, che fa di essa una tappa nell'itinerario che doveva condurre proprio a ciò, che oggi dobbiamo combattere. Già molti anni fa noi abbiamo dato, su queste stesse pagine [Due Facce del Nazionalismo, «Vita Italiana», marzo 1931; riprodotto in tedesco nella «Europâische Revue», fasc. ottobre 1932] i necessari punti di riferimento per affrontare e risolvere questo problema, e distinguere due nazionalismi. Dobbiamo rimandare a questo nostro saggio
8. - Tattica della sostituzione del principio alla persona - È innegabile che, sotto molti riguardi, la decadenza delle istituzioni tradizionali avviene attraverso quella dei loro capi e dei loro rappresentanti. Ma questa non è la sola causa: per venire ad un vero dissolvimento ed a una vera involuzione occorre che vi si aggiunga una tattica della sostituzione del principio alla persona, nuovo strumento della guerra occulta, il quale opera in modo seguente: allorché il rappresentante di un dato principio appare indegno, nella persona di questo rappresentante si muove un processo contro il principio in sé stesso, ovvero si estende il processo dalla persona al principio; non si viene alla conclusione, che quel rappresentante non è all'altezza del principio e va dunque sostituito con un'altra persona, che lo possa realmente rappresentare, ma si va invece a dire che quel principio è falso o deleterio e va sostituito con un altro principio.
In quanti casi l'attacco contro questo o quell'aristocratico degenere, vano o vizioso non si è tradotto nell'attacco contro lo stesso principio aristocratico in sé e in uno strumento della demagogia? E forse l'azione sovvertitrice e eretica di Lutero, avente il suo alibi nella corruzione dei rappresentanti della Chiesa romana, ha avuto un senso diverso? Di nuovo, la storia è ricca di episodi del genere, equivalenti ad altrettanti momenti del sovvertimento mondiale. Ricordiamoci che l'antico ordinamento gerarchico era quello costituito da una autorità spirituale, sotto alla quale stava l'aristocrazia guerriera, poi una casta borghese e poi la massa lavoratrice. Il crollo di questo ordinamento tradizionale, in molti suoi aspetti, ha avuto per strumento la tattica ora indicata. L'aristocrazia guerriera insorse contro i rappresentanti decaduti della pura autorità spirituale, non per sostituirli con altri, più degli rappresentanti dello stesso principio, ma per trarre da ciò il pretesto per emanciparsi e per rivendicare a sé la suprema autorità. In una fase successiva, cioè in una civiltà successiva, il terzo stato insorse contro l'aristocrazia guerriera degenere non perché essa cedesse il posto a dei veri aristocrati, ma per impadronirsi essa del potere. In un'altra fase ancora il processo contro il capitalismo e la borghesia (cioè contro il terzo stato) nei suoi aspetti distruttivi e negativi non mira ad una riforma corrispondente, ma è solo l'alibi per la rivolta del proletariato e per l'usurpazione del potere - sceso progressivamente di gradino in gradino - da parte del proletariato (bolscevismo, comunismo).
Il fatto che, per ragione di spazio, non abbiamo indicato che alcuni esempi e ci siamo occupati soprattutto della esposizione dei principii, non impedirà - lo speriamo - di vedere quale vasto campo di applicazione questi principii possono avere e a che preziosi risultati potrebbe pervenire colui che, adeguatamente dotato, si mettesse ad applicarli metodicamente in un qualunque campo: poiché si può affermare senza incertezza che non vi è un solo dominio, nel quale la lotta occulta delle forze del sovvertimento mondiale non si sia in un qualche modo sviluppata; ed anzi quei domini che più sembrerebbero estranei a vicende del genere sono quelli che per principio, si dovrebbero considerare con la maggiore diffidenza.
Ripetiamo poi ancora una volta, che non si tratta, qui, di «posizioni filosofiche», ma di cose molto ma molto reali e che non vi è nessun dirigente o combattente nel fronte della contro-sovversione e della tradizione che possa dirsi maturo e all'altezza dei suoi veri compiti, prima di aver sviluppato in sé la facoltà di veder chiaro in questo mondo sotterraneo di cause e di individuare prontamente l'azione di questo o quello degli strumenti invisibili che il nostro nemico non cessa di adoperare in ogni epoca che, come quella attuale, preludia al momento della decisione ultima e della lotta ultima di tutto un ciclo di civiltà.